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Al di là di quello che Matera rappresenta per tutti credo che sia importante raccontare la mia esperienza, per quanto di breve durata sia rispetto all’infinita storia della città in cui sono cresciuta. Ebbene sì, sono cresciuta nella città dei Sassi eppure non ho mai conosciuto davvero quella zona della città, né tanto meno la sua storia, così come avrei dovuto poichè nessuno me l’aveva mai spiegata in modo lineare sia perché i miei genitori ne sapevano meno di me sia perché mia nonna voleva dimenticare quella parte della sua vita, così triste e allo stesso tempo nostalgica. Poi, circa 10 anni fa, mia zia ha comprato, con tanto sacrificio, un immobile proprio nella vecchia zona dei Sassi, “sotto l’Idris”. Era un posto abbandonato, diroccato dove la natura aveva preso il sopravvento e si era impadronita di quello che l’uomo aveva lasciato. Non riuscivo a capire perché mai avesse potuto fare una scelta simile tanto meno decidere di aprire un Bed & Breakfast e investire tutti i suoi sacrifici in una X incognita.
Oggi, per fortuna, mi sono ricreduta. Ho studiato la storia della mia città, ho fatto di lei il mio bagaglio culturale che porto con me dovunque io vada e, così, tutto ad un tratto ho iniziato a sentir nascere in me l’orgoglio, iniziava a scorrere sangue materano nelle mie vene e ho cominciato a far capire ai miei genitori e a mia nonna l’importanza e la fortuna di vivere in una città millenaria!
L’effetto che fa sentir parlare turisti di tutti il mondo e vedere nei loro occhi la meraviglia di chi non si aspetta davanti a sé uno scenario del genere è per me fonte di sopravvivenza. Ma soddisfazione primaria è stata vedere mia nonna inorgoglirsi dei sacrifici di mia zia per aver ridato vita a un luogo che per lei era accantonato nei meandri della memoria insieme a tutte le vicende della sua infanzia ed è bellissimo sentirle raccontare di quei momenti ormai lontani e oggi inesistenti.

Ora, quando mi affaccio dal bordo della Gravina o dalla terrazza del Bed & Breakfast La Corte dei Pastori e guardo in giù, non sento il divario di ignoranza che c’è tra me e le pareti di tufo, non vedo il niente o mattoni che sono stati messi lì l’uno accanto all’altro; riesco a leggere i segni della storia, leggo i sacrifici di mia nonna quando trasportava l’acqua dal fontanino fino a casa sua salendo decine e decine di scalini ripidissimi, leggo la storia di un bambino che nella grotta in cui adesso dormono persone sconosciute ogni giorno, lì è invece nato, ha mangiato e probabilmente è anche morto di freddo, di fame e di scarsa igiene. Leggo la storia della città ma anche la mia storia, di quello che per me adesso è e poi sarà, Matera.
E' per questo che voglio che tutti la conoscano e imparino ad amarla così come ho  fatto io. 

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