Festa Patronale

"A moggj a moggj all'onn c ven"

2 Luglio: l’alba e la notte; il sacro e il profano; i palloncini colorati e lo zucchero filato; i fuochi pirotecnici e le luminarie; cavalli e cavalieri; anziani e bambini; la Madonna ed il carro; tanti cuori e un’unica città: Matera!
Chiedere ad un materano cos’è il 2 Luglio vuol dire sentirsi rispondere “il giorno più lungo”, “il giorno più bello”, “la Nostra Festa, la festa della Bruna”.
Una tradizione nata nel lontano 1389, che inizia all’alba del 2 Luglio quando, giovani e anziani ripercorrono, insieme, con lo stesso entusiasmo come se fosse la prima volta, le vie della città, pregando e adorando “il quadro della Vergine”.
Batterie di polvere da sparo, esposizione sui balconi di velluti bianchi in segno di festa, tutti, come negli scorsi decenni, diventano pastori: sono questi i tratti distintivi di una città che si prepara alla festa. E’ opportuno guardare gli occhi saggi di anziani che parlano di nostalgia e di amore incondizionato, quello stesso amore che traspare dagli occhi dei figli, dei nipoti e che solo grazie a questa catena di tradizione e di appartenenza alla città è arrivato dopo 626 anni a noi, ormai cittadini della Capitale della Cultura 2019.
La festa della Bruna è una festa famosa ormai in tutto il mondo, perché la spettacolarità del sacro unito al profano affascina tutti. La festa ha inizio con uomini e donne che sfilano fieri a cavallo vestiti da cavalieri, una sfilata di sorrisi e di orgoglio, perché ogni singolo cavaliere si assume il compito di scortare la Madonna per le vie della città, prima, illuminati dalla luce del sole durante la mattinata quando dalla Cattedrale viene scortata fino alla Chiesa del rione “Piccianello”, poi, brillanti con i loro mantelli ricamati in oro, durante la sera, illuminati dalle luminarie, quando la Madonna, trionfante sul maestoso Carro in cartapesta viene riaccompagnata alla Cattedrale. Ed è proprio nel piazzale del Duomo che, dopo i tre giri, simbolo di presa di possesso della città da parte della Santa, che il sacro lascia il posto al profano. I cuori dei materani si uniscono in unica danza di sentimenti, che parte come fosse una romantica rumba, fino al ritmo frenetico di una polka; sono quelli i momenti in cui il maestoso carro in cartapesta, costruito ogni anno da maestri artigiani, inizia il suo cammino verso la Piazza gremita di gente che attende “u strozz” ( l’assalto). Sì, può suonare parecchio strano, ma riuscire a portare a casa una statua, un quadro, un angioletto o un quasiatri altro pezzo del carro, è simbolo di buon augurio e di orgoglio per aver preso parte all’assalto, considerato un vero e proprio momento di gloria

E sono gli attimi che precedono l’assalto in cui i cuori dei materani iniziano a battere all’impazzata, in cui le vene di assaltatori e non si nutrono di adrenalina, gli attimi in cui l’animo materano inizia a danzare la polka a ritmo delle ruote del carro che corre incontro alla folla per essere distrutto o forse, abbracciato, come l’abbraccio caloro di una mamma al suo bambino, pieno d’amore.

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