Chiudi gli occhi. Lo senti? Lo senti il suono delle mani che inumidite strofinano a ritmi
veloci la sottile e lunga canna? E’ la “cupa cupa”, tipico strumento musicale
materano;
e quelle voci? Le senti? Sono i canti dei contadini che evocano la
Gravina, il trascorrere delle stagioni e il tempo dei raccolti;
e quel profumo? L’odore
dell’autunno che porta con sé il sapore dolce ma al contempo amaro dell’olio,
il sapore delicato del vino, il sapore delle caldarroste gustate attorno al
braciere, dove tutti i bambini della famiglia ascoltavano i lunghi e
appassionanti racconti dei nonni.
Tutto questo lo si può racchiudere in un’unica,
semplice ma speciale parola: il folclore. Con il termine folclore, si fa
riferimento a tutto ciò che concerne la cultura popolare, dalle più remote
forme di tradizioni tramandate oralmente da una generazione all'altra.
Matera, che oggi vanta il titolo di Capitale Europea della cultura
2019, è ricca di innumerevoli e singolari tradizioni, create e diffuse dai
materani. Ogni storia ha sempre un inizio e quello di Matera ha avuto origine
nel Quartiere dei Sassi quando costituiva l’intera cittadina materana.
Vicoli, stradine, vecchi lampioni, piccole finestre e porticine in legno hanno
dato vita alla cultura materana, una cultura intrinseca di particolarità che oggi
con un tangibile dispiacere si dice che si siano perse e dimenticate, complice
l’urbanizzazione, se non altro il giusto prezzo da pagare. La lealtà, la
fiducia, la generosità, il rispetto, abitavano queste vie dove il vicinato
faceva da padrone. Le nostre generazioni hanno conosciuto poco il vicinato, una
realtà viva e chiara nei ricordi dei nostri nonni: era lì che si svolgeva la
vita quotidiana, dove le famiglie potevano contare sull’aiuto del dirimpettaio
o del vicino e dove, insieme, inconsapevolmente, hanno creato tradizioni,
costumi, dialetti e usanze che hanno fatto la storia di questa piccola ma
grande città, la mia città: Matera.

Nessun commento:
Posta un commento